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Critica di Francesca Bogliolo

Il coraggio della purezza

“Occorre un grande amore,
capace di ispirare e sostenere questo sforzo continuo verso la verità,
questa generosità assoluta e questo profondo spogliamento
che implica la genesi di ogni opera d’arte.
Ma l’amore non è forse all’origine di tutta la creazione?”

Riferendosi alle origini della corrente del Fauvismo, Henri Matisse sosteneva che il punto di partenza della poetica fosse da rintracciare nel coraggio di ritrovare la purezza dei mezzi, la semplicità, l’essenzialità, l’evidenza del reale. Il percorso che Rudy Mascheretti porta avanti da più di un ventennio sembra riverberare, senza alcuna ambiguità, il pensiero del grande maestro francese, obbedendo a un’unica realtà: quella del sentimento interiore. Se nel corso degli anni lo stile dell’artista si è evoluto, attraversando con coerente continuità infiniti paesaggi dell’anima, esso ha mantenuto un identico approccio all’osservazione della realtà, rimanendo fedele a se stesso. Una riverberata attenzione alla
composizione, memore di antiche passioni accademiche, evidenzia l’affinità intellettuale di Mascheretti con le figure di Mantegna, Caravaggio, Carracci, Tintoretto, maestri in quegli arditi scorci capaci di amplificare la potenza espressiva. Una tendenza idealizzante sembra avvolgere i soggetti delineati sulla tela, che rinunciano ai tratti somatici per divenire forme sintetiche, spesso geometrizzate nelle forme o nel movimento, destinate a rappresentare stati d’animo o sentimenti di profonda intensità. La stesura del colore asseconda questi principi, veicolando, anche attraverso il sapiente utilizzo dei complementari, suggestioni di grande impatto visivo ed emotivo. Corpi accennati, allungati, intrisi di dinamismo reclamano sulla tela la propria forza, in una rappresentazione della realtà che è, prima di tutto, una visione soggettiva dell’energia del mondo. La luce, rivelatrice del sentimento, sembra assecondare un movimento sinuoso, spesso spiraliforme e ascendente, denso di palpabile tensione. Con rapidi e concisi tratti Mascheretti delinea particolari essenziali, collocandoli successivamente all’interno di paesaggi o sfondi dalle gamme cromatiche capaci di evidenziare e mettere in risalto i profili lineari e fluidi dei soggetti. La vitalità è la vera protagonista dei cicli pittorici dell’artista alassino, le cui superfici vibranti sembrano assecondare moti profondi dell’animo. Per l’utilizzo del colore come elemento espressivo fondante per la sua arte e per l’accentuata espressività delle linee, Mascheretti sembra rievocare atmosfere tipiche della pittura dei Fauves, istintiva ed essenziale, capace di affermare la predominanza
dell’opera rispetto al soggetto in essa rappresentata. Le figure dell’artista rispondono a questa esigenza, obbedendo a un ritmo interno che pare essere loro intima caratteristica: inevitabile il riferimento alla biografia dell’artista che, nell’ideare e proporre al pubblico il suo “The beat art concept”, ha saputo originare un’esperienza sensoriale e poetica, mixando la sua musica e dipingendo nel contempo con un procedere che mantiene intatta, nel suo equilibrio e nella sua immediatezza, la sua natura di performance gestuale di action painting. Dalla beat art allo studio, l’operare artistico non muta la sua essenza ma si carica di nuovi significati e nuovo vigore. Sostare nell’atelier di Mascheretti rappresenta una possibilità di incontro con un modo antico di intendere l’arte, che prevede una continua sperimentazione di tecniche prendendo le mosse da un sostrato fondamentale: il disegno. Silenzi e analisi introspettive guidano la mano di Mascheretti, riflessivo e meticoloso nel suo processo artistico: un corpus importante di disegni palesa la volontà dell’artista di conoscere la tradizione per poterla reinterpretare alla luce di una cifra stilistica soggettiva, tramite del suo punto di vista sul reale. Le tematiche si legano inevitabilmente al vivere, spaziando dalla suggestione paesaggistica alla riflessione sul reale attraverso la natura morta, senza dimenticare il primario interesse dell’artista per una ritrattistica raffinata. È dalla spontaneità dell’approccio grafico che si rintraccia il nucleo di un’energia latente non scevra di una tenue malinconia, capace di avvolgere le pareti dello studio per estendersi alla superficie delle tele. L’occhio si appaga nella quiete, lasciandosi guidare da una sensibilità contemporanea che è voce rinnovata di antichi pensieri.

Francesca Bogliolo